Uno sguardo indietro a quello che
accadde 69 anni fa
A Velletri il 22 gennaio 1944 era passata l’Apocalisse!
L'ex Convento San Francesco, all'epoca Caserma Garibaldi |
VELLETRI
Eroica
“Velletri eroica” è un libricino di 32 pagine uscito il 21
maggio 1961,stampato e fatto uscire in
occasione delle consegna della medaglia d’argento al Valor Civile alle città
(pensate: una medaglia d’argento in riconoscimento di una città più antica di
Roma, ricca di storia e di palazzi nobiliari, rasa al suolo dagli “alleati” in
più bombardamenti aerei, le fortezze volanti chiamate per ironia della sorte
<<Liberator>>, provocando la
morte di oltre 1000 cittadini).
Era il 16 gennaio 1961, quando con proprio decreto il
Presidente della Repubblica (Giovanni Gronchi ndr), su proposta del Ministero
dell’Interno, in seguito al parere della Commissione prevista dall’art.7 della
Legge 2 Gennaio 1958, n.13, ha conferito la medaglia d’argento al Valor Civile
al Comune di Velletri, con la seguente:
MOTIVAZIONE
“Duramente provata da
numerosi bombardamenti, con impavida tenacia e abnegazione sopportava
eroicamente con tutta la sua popolazione sofferenze indicibili mantenendo
intatta la fede negli ideali di libertà e di pace,,.
Eroismo e sacrificio
Cosi sono state titolate le 32
pagine, correlate da foto drammatiche che ritraggono Velletri macerata e
sofferente. La pubblicazione (in formato
tabloid con copertina rigida) edita a cura del Comitato Cittadino, mentre le
note rievocative e le foto sono del
giornalista Renato Guidi e del sacerdote Somasco Padre Italo Laracca.
Io, che sono un figlio della guerra, ogni anno ho dedicato
largo spazio per rievocare questa tragedia, la più devastante della sua
millenaria storia. Man mano che gli anni passavano il mio archivio si
arricchiva di storie e d’immagini inedite. Mi resi, così, conto dei lutti e
delle tragedie che hanno colpito i miei concittadini, la mia famiglia e gli
amici, in città come in campagna. Ho capito delle immani sofferenze delle
famiglie, ho capito che non ve n’era una che non avesse avuto un lutto tragico
in casa. Ho capito anche e perché la
Città abbia perso migliaia di figli e centinaia di palazzi, storici, pubblici e
privati. Tante storie, tante tragedie.
Il Gran Bar, all'angolo tra il Corso e piazza Cairoli |
Velletri fu battezzata dal fuoco delle
mitragliatrici dei caccia americani decollati dalle portaerei al largo di Anzio.
Era l’8 settembre 1943 e gli “alleati”, forse per colpire la Caserma
Garibaldi (l’ex convento di S.
Francesco) che dopo averlo distrutto, bombardarono i dintorni, letteralmente
disintegrando gli immobili di via Metabo, piazza XX Settembre (allora Galeazzo
Ciano) e piazza Umberto I (oggi piazza Caduti sul Lavoro). Praticamente tutta
la parte sud della città, compreso la Cattedrale, le vie Furio, Caravà, Portella, S.Pietro, Piazza Mazzini e Porta Napoletana. Questo era
appena un acconto per di più fatto il giorno che a Cassibile in Sicilia Il
nostro Generale Castellano con gli Anglo Americani, rappresentati da Ike
Eisenhower (Comandante supremo delle forze alleate ndr) in persona, firmavano
l’Armistizio. (In realtà fu una resa senza condizioni, ma questo si seppe dopo
molti giorni ndr). Il preludio alla catastrofe finale, lo si ebbe la mattina
del 7 gennaio 1944, quando caccia americani decollati dalle portaerei delle
flotte da sbarco, mitragliarono a bassa quota la stazione dei treni,
proseguendo il mitragliamento lungo la via Appia sino all’altezza del ponte.
Poi gli aerei si diressero lungo viale Oberdan. Molti i cittadini, uomini donne
e bambini, furono falciati dalle mitragliatrice degli aerei. Il 9 di gennaio, 2
giorni dopo, gli aerei spezzonavano di nuovo la parte sud, il 15 di gennaio
mitragliarono ancora una volta la stazione e dintorni, il 20 una sventagliata di
mitragliamenti aerei, il 21 di nuovo la stazione e viale Oberdan (Porta
Napoletana costruita nel 1511, ne ha portato i segni sino al 1990, giorno
della inaugurazione dopo il restauro
dello studio di architettura De Rossi – Di Vito. Un restauro interamente
sovvenzionato dalla allora Banca Pio X. Forse i piloti avevano avuto ordine di
non danneggiare le opere antiche, perché non si spiega come siano rimaste in piedi Porta Napoletana e la Torre
del Trivio, dopo tutto quel finimondo che è avvenuto il giorno dopo. Infatti il
22 gennaio 1944 il cielo venne oscurato da centinaia di B52, le fortezze
volanti, che a ondate vomitarono migliaia di
bombe da 400 kg dal ventre degli aerei. Alle ore 9,20 lo spettacolo ebbe
inizio (scusate l’ironia): Porta Romana, l’Ospedale, Piazza Garibaldi, via
Paolina, S. Salvatore, Via Camillo Meda e Via Cannetoli furono ridotte a
macerie. Alle ore 13,40, un’altra ondata distrusse la zona tra Piazza Cairoli e
S. Salvatore. Alle ore 14,50 i B52
distrussero completamente Piazza Cairoli compreso Palazzo Boffi dove, nelle sue cantine si erano rifugiati
varie famiglie, circa 300 persone tra donne uomini e bambini (furono ritrovati
dai Vigili del Fuoco nei primi anni ’50). Il 23 gennaio il lugubre ululato
delle sirene annunciava l’arrivo degli “alleati” (evidentemente non nostri)
alle ore 10 veniva bombardato il centro cittadino, 2 ore dopo la zona che va da
piazza del Comune e S.Salvatore, quest’ultimo sarà il quartiere più distrutto
di Velletri (orrore e commozione alla notizia della tragica morte delle donne
del rione, madri di famiglia anche con i loro piccoli, che si rifugiarono nella
bottega del macellaio Gratta), una bomba fece crollare il palazzo dove la
bottega era ubicata, morirono tutti. Il 25 alle ore 8,45 e alle ore 10
mitragliamento a Piazza XX Settembre. Il 30 alle ore 8,45 e alle ore 15,30,
ancora mitragliata la ferrovia. I bombardamenti ed i mitragliamenti si
susseguono , soprattutto nelle campagne,per tutti i giorni di febbraio, marzo,
aprile e maggio. Infatti cessarono perché gli alleati angloamericani,
raggiungono i sobborghi di Velletri (la Colonnella).
Corso Vittorio Emanuele, il tratto che va da piazza Cairoli a piazza Garibaldi |
Quello che ho raccontato sin qui è nulla se non
si entra nei dettagli (le vittime civili furono circa 600 ma l’elenco
pubblicato non è completo. Le vittime di quelle dure giornate è di gran lunga
superiore. E’ stato ricavato, da alcuni appunti di Padre Laracca e dalle
denunce presentate al Comune. Molte famiglie, allora residenti, si sono
trasferite altrove e non hanno dato più
notizie. Una storia fra le più tristi è accaduta alla famiglia dell’avv.
Gallinelli Ferdinando che con la sua
signora Giovanna Gasbarri, con i loro 9 figli, sono rimasti seppelliti nel
ricovero del palazzo Boffi. Erano amici di famiglia, abitavamo nello stesso
pianerottolo nel palazzo di Vico Bellonzi e l’avv. Ferdinando Gallinelli ci
richiamava più volte per andare al rifugio con lui. Papà, in quel momento non
c’era e mia madre non si muoveva se non c’era lui. Quando arrivò ci disse di
seguirlo nella grotta del suo laboratorio, grotta che sottostante confinava con
le cantine del rifugio Boffi. Appena terminato il bombardamento, Papà, mamma io
(avevo appena 5 anni) e mia sorella Maria Teresa che ne aveva 3, uscimmo
indenni dalla grotta malgrado sentimmo il fragore delle bombe e del grande
Palazzo che crollò su se stesso. Immenso fu il dolore dei miei, quando seppero
che la famiglia Gallinelli era rimasta seppellita nelle macerie. Anch’io mi
addolorai quando mi resi conto che non avrei più rivisto e giocato con tutti
quei bambini, miei vicini di casa. Quel ricordo di quella famiglia, ci
accompagnò per tanti anni ancora. Il palazzo in cui abitavamo è rimasto in
piedi e, ritornando a casa, i miei non potevano fare a meno, guardando il
portone dell’appartamento, intatto, come del resto il suo interno. Mia madre
Fernanda scoppiò a piangere. Ma ora vi spiegherò come Velletri ebbe la medaglia
d’argento.
Grazie, grazie di tener vivo nei giovani la vostra Storia.
RispondiEliminaSplendide iniziative.... Chissà se questo libricino si può ancora trovare?!? Io sto realizzando un lavoro fotografico proprio sulle grotte di Velletri ... Per tentare di non lasciare svanire quel periodo....
RispondiEliminasalve
RispondiEliminamio suocero (allora 14 anni lavorava in macelleria Dante) e sua madre furono le uniche 2 persone che furono tirate fuori dalle macerie dei bombardamenti del 23 gennaio
lui quando fu liberato non lasciò il nominativo a nessuno ed ora vorrebbe conoscere di quale gruppo fossero i vvf che lo tirarono fuori.....potete aiutarci...grazie
salve
RispondiEliminamio suocero (allora 14 anni lavorava in macelleria Dante) e sua madre furono le uniche 2 persone che furono tirate fuori dalle macerie dei bombardamenti del 23 gennaio
lui quando fu liberato non lasciò il nominativo a nessuno ed ora vorrebbe conoscere di quale gruppo fossero i vvf che lo tirarono fuori.....potete aiutarci...grazie